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Lo Zen e l'arte del prompt

«Lo Zen e l’arte del prompt»: un tutorial per chi ancora legge

Il testo di Roberto Sammarchi è una sorta di pamphlet ironico che si muove nel solco dei vari titoli che hanno associato la disciplina orientale a svariate attività umane.
  • Lo Zen e l’arte del prompt di Roberto Sammarchi spiega in che modo si può utilizzare al meglio l’intelligenza artificiale generativa nella scrittura.
  • Il libro presuppone che le persone siano attente agli output generati da ChatGPT e da altri sistemi di GenAI, mentre questo avviene di rado.
  • L’uso massiccio (e inconsapevole) dell’intelligenza artificiale generativa sta diventano in Italia una delle cause dell’analfabetismo di ritorno.

Lo Zen e l’arte del prompt. La via della chiarezza nel dialogo con l’intelligenza artificiale di Roberto Sammarchi (Parma & Sammarchi – Impresa e Diritti, 2025) rientra in un genere letterario diverso da quelli che solitamente suddividono i libri in saggistica, narrativa, poesia e testo drammatico. In apparenza possiede le caratteristiche proprie di un saggio o persino di un pamphlet, seppure con intenti ironici e non satirici. E questo nel solco dei vari titoli che dal 1974, quando Robert M. Pirsig scrisse Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, hanno via via associato la disciplina orientale a svariate attività umane.

Finisce qui però la somiglianza dell’opera di Sammarchi con gli altri “oggetti” appartenenti alla medesima categoria e subentra la sua natura di tutorial che, nel parlare dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI), ne esprime uno dei frutti più maturi. Dal punto di vista strutturale, è un’opera perfetta, al netto delle deviazioni dalle regole grammaticali italiane di cui parlerò più avanti. Ma è proprio in questa perfezione che tradisce il suo tallone d’Achille, nel presupporre che il lettore si muova agilmente nel medesimo, ampio, orizzonte che l’autore – avvocato esperto in diritto dell’informazione – dimostra di padroneggiare. Il che non è.

Alla ricerca dell’arte del prompt

Per comprendere appieno Lo Zen e l’arte del prompt è necessario aver sviluppato una competenza raffinata sul fronte dell’output, vale a dire dei risultati che ChatGPT e affini offrono a chi li interpella. Purtroppo uno dei fenomeni attualmente più ricorrenti è quello per cui i prompt vengono fatti alla buona, giusto per avere qualcosa da presentare alla professoressa di italiano, al capo o al collega. L’esito è ininfluente, l’importante è che non ci sia la cosiddetta pagina bianca.

È un fenomeno che ricorda, amplificandolo, quello per cui in Italia – ma forse anche altrove – le persone amano molto di più scrivere piuttosto che leggere. Alla lunga questa abitudine ha portato a impoverire il proprio patrimonio lessicale e sintattico. Su tale tendenza poi l’impiego massiccio delle applicazioni che utilizzano sistemi LLM (Large Language Model) ha dato il colpo di grazia alla deitalianizzazione intesa non tanto come tendenza antitradizionalista, quanto come motore di analfabetismo di ritorno. La ragione è presto detta: gli algoritmi arrivano da Oltreoceano e quindi “ragionano” nella loro lingua madre. La versione italiana non fa altro che tradurre strutture grammaticali, stilemi e forme allogeni come fossero propri.

Lingua italiana e inglese a confronto

In moltissime pubblicazioni di matrice anglosassone, soprattutto statunitense, vige un uso ridondante di lemmi identici, mentre il ricorso ai sinonimi è molto raro. Questo significa che in una medesima pagina la stessa parola potrebbe essere impiegata diverse volte. Da qui quell’effetto soporifero, sollecitato dalla reiterazione, per chi si è nutrito della prosa di Carlo Emilio Gadda o anche di quella più asciutta di Indro Montanelli.

Altra piccola differenza tra inglese e italiano. Nella classica elencazione in cui gli elementi di una frase vengono separati da una virgola, fatta eccezione per l’ultimo elemento introdotto da una congiunzione, l’universo anglofono contempla virgola e congiunzione insieme. Ad esempio: Dammi un itinerario dettagliato con tappe, costi stimati, e link a risorse utili. Se a scrivere questo stesso periodo fosse un italiano, la frase corretta sarebbe così: Dammi un itinerario dettagliato con tappe, costi stimati e link a risorse utili. La presenza della congiunzione “e” in sostanza renderebbe pleonastico l’uso della virgola. Andando avanti con le sottigliezze, gli americani amano le maiuscole, per cui molti nomi comuni vengono scritti con la capital letter che nella lingua italiana invece è destinata ai nomi propri.

Per orientarsi fra testo e contesto

Le questioni summenzionate potrebbero sembrare di lana caprina o evocare chissà quale nostalgico ritorno a una presunta “purezza” della lingua. In realtà denotano il venir meno di un nesso tra le regole, in questo caso grammaticali, e la loro origine e ragion d’essere. Detto brutalmente: purtroppo la GenAI è una bomba messa in mano a un bambino. Fuor di metafora, è la biblioteca britannica offerta a chi a stento è in grado di riconoscere l’alfabeto.

Quindi l’unico errore di prospettiva della prova stimolante di Roberto Sammarchi con il suo Lo Zen e l’arte del prompt è quello di ritenere che davvero oggi, a valle, ci sia qualcuno che controlli la risposta fornitagli da ChaGPT o Gemini. D’altra parte è anche vero che basta un solo lettore che si interessi ai consigli dell’autore perché la sua opera possa considerarsi utile. E visto che queste righe sono scaturite dalla lettura di Lo Zen e l’arte del prompt, almeno a uno è servita.


Articolo scritto interamente da un essere umano “a mano”, cioè senza l’uso di AI.(scopri di più)
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