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- Valter Malosti porta in scena due Poemetti di Shakespeare, Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia, al Teatro degli Angeli di Milano.
- Shakespeare li scrisse tra il 1593 e 1594, durante il periodo della peste che costrinse Londra a chiudere i teatri.
- La messa in scena vede la collaborazione con il musicista e compositore Gup Alcaro, le cui sonorità trasformano lo spettacolo in un concerto teatrale.
Valter Malosti, direttore dell’Ert / Teatro Nazionale, porta sul palco due Poemetti di William Shakespeare, in particolare Venere e Adone e Lo stupro di Lucrezia, in una forma inedita di concerto teatrale. Lo spettacolo, dall’1 al 5 ottobre 2025 al Teatro degli Angeli di Milano (via Colletta 21), è un’occasione per immergersi nella modernità dei testi shakespeariani, attraverso una chiave interpretativa che ne esalta la musicalità e la potenza evocativa.
Malosti ha vinto nel 2009 il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro per la sua interpretazione diVenere e Adone. È stato anche l’artefice della messa in scena de Lo stupro di Lucrezia nel 2012 (spettacolo che valse ad Alice Spisa il Premio Ubu 2013 come Nuova Attrice Under 30). Successivamente ha elaborato una nuova versione dei Poemetti, pubblicata nel 2022 all’interno della Collezione Bianca di poesia di Einaudi.
Venere e Adone a ruoli invertiti
La genesi di questi due Poemetti risale a un periodo particolarmente difficile per Londra e per lo stesso Shakespeare. Nel 1593, la peste imperversava nella città e, a causa della chiusura dei teatri, il drammaturgo fu privato del suo lavoro. In un simile frangente, il Bardo trovò ispirazione e sostegno nella figura di Henry Wriothesley, conte di Southampton. Da questa collaborazione nacque Venere e Adone, un poemetto erotico-mitologico che divenne un successo editoriale per l’epoca, ristampato innumerevoli volte fino alla metà del secolo successivo.
L’opera, che rivisita il mito di Ovidio, presenta una versione inedita della vicenda, in cui Venere, dea dell’amore, insegue e desidera ardentemente Adone, che però la rifiuta. Questo rovesciamento dei ruoli tradizionali, in cui è la donna a prendere l’iniziativa e l’uomo a resistere, conferisce al poemetto un carattere originale e provocatorio.
Venere e Adone resiste a ogni tentativo di categorizzazione: è un’opera che accosta elementi comici a tratti tragici, leggera ma al contempo profonda, un’ode all’eros più viscerale e assillante, ma anche un monito contro la lascivia. La figura di Venere, descritta come una “dea/macchina”, una “sex machine” barocca che tritura suoni e sputa parole, incarna la forza irrefrenabile del desiderio e la sua potenziale distruttività.
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- 💡 Interessante notare come i 'Poemetti', supervisionati da Shakespeare......
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- 😡 Trovo inaccettabile che ancora oggi si porti in scena 'Lo stupro di Lucrezia'......
- 🤯 Ma vi siete mai chiesti perché Shakespeare curò solo la pubblicazione di questi poemetti...?...
Lo stupro di Lucrezia visto da Shakespeare
L’anno successivo, nel 1594, Shakespeare attinse nuovamente dalla storia romana, narrando l’episodio de Lo stupro di Lucrezia, un’atrocità commessa da Sesto Tarquinio, figlio dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo. Anche in questo caso, il committente e dedicatario fu il conte di Southampton. L’opera racconta l’atto di terribile violenza attraverso la voce della vittima, che si dispiega in un lungo e intenso flusso di coscienza.
Lo stupro di Lucrezia è un’opera di grande forza poetica e modernità, che indaga sulla psiche del carnefice e della vittima con una lucidità sconvolgente. La figura di Lucrezia, simbolo di virtù e onore, continua a scuotere le coscienze e a suscitare interrogativi sul tema della violenza di genere e sulla sua rappresentazione.
Il dittico shakespeariano secondo Malosti
I due Poemetti formano una sorta di dittico simmetricamente contrappuntato, in cui la seconda tavola rovescia la prima. È degno di nota che entrambi sono gli unici lavori di Shakespeare di cui lo scrittore stesso supervisionò la pubblicazione. Un fatto che non si verificò né per le sue opere teatrali né per i celebri Sonetti. Questo dato sottolinea l’importanza che Shakespeare attribuiva a questi poemetti che oggi rischiano di essere dimenticati.
Venere e Adone è ambientato in un paesaggio bucolico e luminoso, popolato da animali e pervaso da un’atmosfera di leggerezza e sensualità. Lo stupro di Lucrezia, al contrario, si svolge in un tragico notturno, immerso in un’oscurità caravaggesca squarciata dalla luce di una torcia. Questa contrapposizione di atmosfere e ambientazioni riflette la diversità dei temi trattati nei due poemetti: l’amore e il desiderio in Venere e Adone, la violenza e la sopraffazione ne Lo stupro di Lucrezia. Tuttavia, entrambi i poemetti sono accomunati da una profonda indagine sulla natura umana, sulle sue passioni e sulle sue contraddizioni.
Valter Malosti trasforma questi due Poemetti, insieme a Gup Alcaro, compositore e musicista, in una sorta di doppia composizione musicale, dove la tessitura sonora si nutre di un ampio ventaglio di fonti acustiche: dai rumori quotidiani a sonorità elettroniche e distorsioni, il tutto armonizzato con richiami musicali elisabettiani e contemporanei.
Per orientarsi fra testo e contesto
La riproposizione dei due Poemetti di Shakespeare da parte di Valter Malosti ha l’obiettivo ambizioso di interrogare il nostro presente. Infatti i temi affrontati nelle opere, come l’amore, il desiderio, la violenza e la sopraffazione, sono ancora oggi di grande attualità e ci invitano a riflettere sulla complessità della natura umana e sulle sue contraddizioni. La figura di Lucrezia, in particolare, continua a suscitare dibattiti e polemiche sul tema della violenza di genere e sulla sua rappresentazione, dimostrando la forza e la modernità del pensiero shakespeariano.
La scelta di Malosti di portare in scena i Poemetti in forma di concerto teatrale è un’operazione culturale volta a riscoprire la bellezza di questi testi in una chiave interpretativa inedita e originale. Chissà se il pubblico apprezzerà.