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- La memoria dell'acqua di Christian Verardi (8tto Edizioni, 2025) è ambientato nell’Appennino Tosco-Emiliano, in provincia di Bologna.
- La vicenda si ispira a un fatto realmente accaduto, l’omicidio di una donna di 26 anni anni, avvenuto a Porretta Terme il 20 marzo 1992.
- Il romanzo si caratterizza per la qualità di una scrittura sapiente, corposa, che restituisce gli umori e le tonalità di una natura onnipresente.
Che fine ha fatto il Grande Albergo di Porretta Terme, la frazione del comune di Alto Reno Terme incastonata nell’Appennino Tosco-Emiliano, in provincia di Bologna? Dietro il nome di fantasia si intravede l’Hotel delle Acque o comunque tutto il comparto termale della zona, attraversato da una forte crisi negli ultimi anni. La memoria dell’acqua di Christian Verardi, da poco pubblicato per i tipi di 8tto Edizioni, è una sorta di canto funebre di luoghi vitali, che un tempo attraevano turisti danarosi. Di quel tempo e di quei turisti adesso sono rimaste solo macerie. A fungere da spartiacque (il tema dell’acqua ritorna, ossessivo, nelle pagine così come nel titolo) un fatto di sangue avvenuto nel 1992, il ritrovamento di una donna. Uccisa e abbandonata ai margini del bosco che circonda l’albergo, viene rinvenuta per caso da un sedicenne Romeo Maggi, io narrante e alter ego dell’autore.
Un fatto di sangue a Porretta Terme

Il rinvenimento di Olga Robinson – questo il nome della vittima – coincide con la perdita dell’innocenza del protagonista e, in qualche modo, di tutti gli abitanti di Porretta e dintorni. Solo Romeo, però, non si dà pace, desideroso di conoscere la verità, a differenza dei suoi concittadini che sembrano aver rinunciato per sempre a cercare risposte e, implicitamente, perdono.
La vicenda si ispira a un fatto realmente accaduto, l’omicidio di Irin Cheung, una donna di 26 anni proveniente dal Suriname che abitava a Porretta Terme e che il 20 marzo 1992 venne trovata morta in una scarpata di Madognana, altra frazione di Alto Reno Terme. La stessa indicata espressamente nel romanzo di Verardi che, per il resto, si limita a cambiare le generalità della donna per un senso di pietà e per esigenze narrative. Il colpevole o i colpevoli dell’omicidio della Cheung non furono mai scoperti. E di Olga? Non è bene spoilerare.
Una scrittura sapiente e corposa
Senza rivelare altro di quello che si nasconde tra le pagine de La memoria dell’acqua, non va sottaciuta la qualità di una scrittura sapiente, corposa, che restituisce gli umori e le tonalità di una natura onnipresente. Talvolta, forse troppo compiaciuta (ad esempio nel ricorso insistito a verbi come “galleggiare” utilizzati in modo metaforico), ma mai banale e corriva. Ecco un esempio:
Il fiume scorre, non incespica più nei sassi del greto come a luglio e agosto. Il suo odore arriva a ondate. È un miasma che chiunque abiti in prossimità dei corsi d’acqua o dei laghi può riconoscere. Parla di tumulti e pace, di pesci che si arrangiano bene nella melma. Ascoltarlo scorrere a pochi metri dona pace, sento i piedi svelti, il corpo leggero, più leggero anche dentro. Il sole si sopravvaluta e sembra ballare per cercare di salire dove non arriverà più per qualche mese. Dovrà attendere la primavera.
Per orientarsi fra testo e contesto
Se l’impianto narratologico si mostra solido, quando Verardi si cimenta nel tentativo di spiegare la morale della storia pecca di ingenuità. Come nel caso seguente:
Abbiamo impiegato secoli per raggiungere il culmine e pochi decenni per cadere. E tutto mi porta a pensare che sia stato il primo e unico omicidio dal Dopoguerra a sancire il confine del tracollo. L’omicidio di Olga.
Non era necessario. La buona narrativa serve ad aprire squarci, a innescare la scintilla del pensiero, non a imboccare il lettore come se fosse un bambino disattento.
Tutto quanto detto finora cosa c’entra con il perdono, parola scelta per il titolo di questo articolo? Anche qui, come per la trama, bisogna leggere il libro per capirlo. E, a proprosito di titolo, quello del romanzo di Christian Verardi appanna l’ottimo lavoro fatto dallo scrittore.
Purtroppo, non è la prima volta che la scelta cade su titoli già esistenti, come abbiamo avuto modo di sottolineare in almeno due occasioni, compresa l’uscita dell’ultima opera di Oscar Farinetti. Bastava farsi un giro in rete per verificare che La memoria dell’acqua è stato già ampiamente adoperato per libri e film. Possibile che – dall’autore, all’editor fino alla casa editrice – a nessuno sia venuto in mente di fare questo semplice test?