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- Il nuovo film di Guillermo del Toro intreccia elementi del romanzo di Mary Shelley con la cinematografia di James Whale.
- Il romanzo Frankenstein o il moderno Prometeo, pubblicato nel 1818, esplora la paura dello sviluppo tecnologico e della diversità.
- L’ispirazione del mito è debitrice degli esperimenti di Luigi Galvani e Giovanni Aldini sull’elettricità animale.
Dal 7 novembre 2025 è disponibile sulla piattaforma Netflix Frankenstein di Guillermo del Toro. Per apprezzare appieno la visione del regista, è essenziale immergersi nelle radici letterarie, andando al romanzo di Mary Shelley, e in quelle cinematografiche, a cominciare dai film diretti da James Whale.
Il Frankenstein di Del Toro, nel raccoglierem questa eredità, punta a essere un’opera complessa e stratificata che intreccia elementi provenienti da diverse fonti, in una sorta di vero e proprio mosaico narrativo. Il film si configura come una lettera d’amore al mostro interpretato da Boris Karloff nei film di Whale, che viene citato attraverso una serie di riferimenti e reinterpretazioni. Del Toro sembra aver assemblato la sua creatura cucendo insieme pezzi di opere diverse.
Un esempio lampante di questa operazione di chirurgia narrativa è il prologo ambientato tra i ghiacci. Chi conosce il romanzo di Shelley riconoscerà immediatamente la trasposizione fedele dell’incipit originale. Tuttavia, chi ha familiarità con i film di Whale noterà un dettaglio significativo: una scena in cui un gruppo di marinai si dirige verso il mostro con delle torce. Questa sequenza, assente nel romanzo, è un omaggio ai finali dei primi film di Frankenstein, in cui la folla inferocita insegue la creatura con torce e forconi.
Frankenstein di Mary Shelley, la trama
Il romanzo Frankenstein o il moderno Prometeo di Mary Shelley, pubblicato nel 1818 e successivamente rivisto nel 1831, rappresenta una pietra miliare nella storia della letteratura gotica. L’opera introduce le figure iconiche del dottor Victor Frankenstein e della sua creatura, identificata con il nome del suo creatore. Il mito di Frankenstein affonda le sue radici nelle paure più profonde, in particolare nella paura dello sviluppo tecnologico e nella creazione di qualcosa di “diverso” e “sublime” che genera terrore.
Il romanzo è ambientato nel XVIII secolo e si apre con le lettere che il capitano Robert Walton scrive alla sorella Margaret, raccontando del suo viaggio verso il Polo Nord e dell’incontro con Victor Frankenstein, uno scienziato di Ginevra che gli narra la sua tragica storia. Victor Frankenstein racconta di un’infanzia felice trascorsa a Ginevra con i suoi genitori, la sorella adottiva Elizabeth Lavenza e i fratelli minori Ernest e William. La sua esistenza viene sconvolta dalla morte della madre. Un lutto che lo spinge a dedicarsi allo studio della filosofia naturale e alla ricerca di un modo per creare un essere umano più intelligente e longevo.
Lo studio e la nascita di una nuova creatura
Dopo essersi iscritto all’Università di Ingolstadt, Frankenstein si immerge nello studio della filosofia naturale, frequentando i cimiteri di notte per comprendere il meccanismo della decomposizione dei cadaveri e acquisire le conoscenze necessarie per generare la vita dalla morte. Dopo anni di lavoro, Frankenstein riesce a creare la sua creatura, ma rimane inorridito dal suo aspetto deforme e sgraziato e la abbandona al suo destino.
La creatura, dotata di una forza fisica smisurata, fugge e inizia a vagare per il mondo, imparando la lingua francese e osservando di nascosto una famiglia di contadini. Quando decide di rivelarsi, viene scacciata violentemente a causa del suo aspetto esteriore. A questo punto, la creatura incontra il suo creatore e gli confessa di aver ucciso William, il fratello minore di Victor, e chiedendogli di creare una compagna per lui.
Un mostro, o forse no, non tanto diverso da noi
Inizialmente, Victor accetta, ma in seguito, temendo le conseguenze derivanti dalla creazione di una nuova razza di mostri, distrugge la seconda creatura. Il mostro, infuriato, uccide l’amico di Victor, Henry Clerval, e la sua amata Elizabeth durante la notte di nozze. Disperato, Victor decide di vendicarsi del mostro, inseguendolo fino al Polo Nord, dove incontra il capitano Robert Walton e gli racconta la sua storia prima di morire per ipotermia.
Il mostro, sopraffatto dal dolore per la morte del suo creatore, rivela a Walton che la sua malvagità è stata causata dal disprezzo e dalla rabbia che gli uomini gli hanno rivolto a causa del suo aspetto. Decide quindi di darsi la morte, gettandosi tra i ghiacci per evitare che qualcuno possa creare un altro essere come lui.
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Il galvanismo dietro Frankestein di del Toro
L’ispirazione per il proprio Frankenstein, oltre che dal libro di Mary Shelley, Guillermo del Toro sembra averla tratta anche dagli esperimenti di Luigi Galvani e Giovanni Aldini sull’elettricità animale. Galvani, un medico bolognese, scoprì che i muscoli delle rane morte si contraevano quando venivano colpiti dai fulmini, dimostrando che l’elettricità poteva dare o restituire il movimento ai corpi inermi. Giovanni Aldini, nipote di Galvani, portò questi esperimenti ancora più in là, cercando di rianimare i cadaveri attraverso l’uso di archi elettrici. Questi esperimenti, sebbene macabri, suscitarono grande interesse e alimentarono la speculazione sulla possibilità di riportare in vita i morti.
Mary Shelley era a conoscenza di questi esperimenti e li aveva studiati attentamente, trasformandoli in materia letteraria. Nel suo romanzo, la scena in cui Victor Frankenstein anima la sua creatura ricorda da vicino gli esperimenti di Aldini, con il corpo scosso da potenti convulsioni e le dita che si contraggono come se premessero le corde di un violino. La figura di Victor Frankenstein può essere vista come un riflesso dell’ambizione scientifica dell’epoca, un desiderio di superare i limiti umani e di svelare i segreti della vita e della morte. Tuttavia, il romanzo di Shelley mette in guardia contro i pericoli di una scienza senza etica, evidenziando le conseguenze tragiche della creazione di un essere umano senza amore e senza un’identità.
Per orientarsi fra testo e contesto
Il Frankenstein di Mary Shelley, insieme agli esperimenti di Galvani e Aldini, hanno ispirato certamente la versione di del Toro. Tanto più che oggi il mito di Frankenstein continua ad avere un grande impatto. Specialmente in un’epoca caratterizzata da rapidi progressi tecnologici e da nuove sfide etiche.
Il film del regista messicano, nel ricalcare l’opera di Shelley, offre uno spunto di riflessione su temi che sono più attuali che mai. Per approfondire i temi al centro dell’opera, si rimanda all’articolo in cui il mito di Frankestein viene messo a confronto con quello di Pinocchio. Di seguito, ecco un estratto:
Victor Frankenstein è un uomo ossessionato dall’idea di dare vita alla materia. È il razionalista-creatore, convito assertore della possibilità infinita della ragione umana di giungere al mistero della vita. Victor è fratello del Faust di Goethe o del Satana del Paradiso perduto di Milton, vittime e carnefici in virtù di un atto di hybris iniziale (come quella del mitologico Prometeo) che deriva da una tracotante superbia.





