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- Tiziano Rossi, con Il brusìo (Einaudi, 2025), si è aggiudicato il Premio Strega Poesia 2025.
- Massimo Ridolfi, un autore semisconosciuto di Teramo, ha sollevato dubbi sulla trasparenza nei critieri di selezione dei candidati al Premio Strega Poesia.
- Dalla cinquina finalista è stato escluso Maurizio Cucchi, che già in passato aveva mancato di ottenere l’ambito premio per la narrativa.
- È anche vero che della cinquina fa parte Marilena Renda, la cui raccolta Cinema Persefone è stata pubblicata nel 2024 da un editore minore. Il che contraddirebbe il presunto “amichettismo” del premio.
Tiziano Rossi, con Il brusìo (Einaudi, 2025), si aggiudica il Premio Strega Poesia 2025 con 34 voti su 85. La proclamazione del vincitore è avvenuta l’8 ottobre a Roma, nella Casa dell’Architettura. Un’ampia giuria, composta da circa 100 personalità della cultura, ha determinato l’opera vincitrice attraverso un voto telematico. Il premio è stato ritirato dal figlio di Rossi, Guido, a causa dell’età del padre, nato nel 1935. Quello di Tiziano Rossi è un ritorno alla poesia dopo una “svolta” in prosa. La sua opera è un «atto penultimo», consapevole dell’esperienza residuale dell’«io minimo» sperimentato in prosa. In un’epoca di turbamenti, la sua poesia si riduce a un «perpetuarsi» da «insetti», un «parlottìo» o un «ronzìo» che accompagna il poeta verso il «nuovo trasloco».
La scelta della cinquina finalista al Premio Strega Poesia 2025 era stata tacciata da qualcuno di amichettismo. Il termine “amichettismo”, come noto, è stato coniato in questi anni soprattutto per indicare i vari cerchi magici attorno a certe figure politiche di rilievo. Si potrebbe definire la versione moderna del nepotismo. Massimo Ridolfi, di cui è difficile trovare traccia sul web, l’aveva evocato in un articolo pubblicato su Navuss, testata teramana come teramano si presume sia lo stesso Ridolfi. Il quale aveva definito «sporca dozzina» l’elenco dei dodici poeti – che si è ristretto a cinque il 7 maggio negli spazi del MAXXI aquilano – per via di un sistema che, a suo dire, premia logiche amicali e favoritismi editoriali a discapito del valore poetico autentico.
I finalisti del Premio Strega Poesia 2025
Oltre a Tiziano Rossi, gli altri quattro candidati al prestigioso riconoscimento sono stati:
Giancarlo Pontiggia, La materia del contendere (Garzanti)
Un’opera presocratica, un tentativo di riunire poesia e filosofia in un dire essenziale e depurato. La poesia di Pontiggia è un pensiero che cerca la natura degli elementi e la natura della sua stessa materia poetica, parlando delle cose ultime e del suo stesso farsi. Analogamente alla celebre freccia di Zenone, Pontiggia riesce a conciliare gli opposti della dinamicità e della staticità, realizzando l’essenza stessa della vera poesia. Pontiggia ha ottenuto 22 voti.
Alfonso Guida, Diario di un autodidatta (Guanda)
Guida scava nel proprio io attraverso una lingua aspra e materica, plasmata dal paesaggio lucano. La sua poesia è un’immersione nella solitudine, un confronto nudo con i traumi del passato e le memorie familiari. I suoi versi evocano echi di Amelia Rosselli e di altri poeti che hanno saputo interrogare l’esistenza con profondità e inquietudine. La sua opera è un’operazione complessa di disseppellimento e dissipazione, in cui la parola si fa sonda di una condizione esistenziale, uno scandagliare obliquo che permette al lettore di riconoscersi nella soglia in cui il poeta scrive. Sono state tredici le preferenze assegnate ad Alfonso Guida.
Marilena Renda, Cinema Persefone (Arcipelago Itaca)
L’autrice ha vinto il Premio Strega Giovani Poesia con 38 voti su 116. Il premio è assegnato da una giuria di studenti provenienti da circa trenta scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia. Nel suo libro si confronta con il mito di Persefone in modo originale, sprofondando nel non detto e lasciando affiorare micro-eventi carichi di luce. Il suo è un cinema in cui il buio è rotto da frammenti suggestivi, in cui Persefone sogna di «dirne quattro alla madre» e Adeè un divo dei giorni nostri con «le foto dell’altra ancora nella galleria del cellulare». La poesia di Renda esplora l’eterno accendersi e spegnersi del desiderio, la legge del sottrarsi per non appassire, l’arte di far coincidere l’inizio con la fine. Renda ha totalizzato undici voti.
Jonida Prifti, Sorelle di confine (Marco Saya)
Un esordio nel mondo della poesia per un’autrice nota per le sue performance di spoken word e poesia sonora. La sua opera definisce una posizione scissa e polimorfa, come la biografia di chi scrive in una lingua e in una terra diverse da quelle in cui è cresciuta. Il poemetto Le portatrici carniche, dedicato a una vicenda toccante della memoria di confine, incarna la promessa di una scrittura sfrontata e ribelle, epica e lacerante come non può non essere l’epos nel nostro tempo. Jonida Prifti ha raccolto cinque preferenze.
La “maledizione dello Strega” colpisce ancora
Ridolfi nel suo articolo aveva stigmatizzato il meccanismo del premio, sostenendo che la competizione si riducesse a un duello tra due figure dominanti, Giancarlo Pontiggia (Garzanti) e Maurizio Cucchi (Mondadori). Secondo l’autore, ci sarebbe un «muro di gomma» che impedisce alla vera poesia italiana di emergere, intrappolata in un «circoletto amicale» dove la critica è sostituita dallo scambio di favori. Un sistema, dunque, che premia se stesso, con una giuria «totalmente rappresentativa degli editori» che, di fatto, si auto-celebra. In realtà Cucchi è uscito dai giochi. La sua esclusione ha suscitato una certa perplessità. Figura di spicco nel panorama letterario italiano, sia come poeta sia come critico, era considerato da molti un candidato naturale alla vittoria. La sua assenza ha rievocato la “maledizione dello Strega”, un fenomeno che sembra colpire alcuni autori di grande valore, che pur avendo ottenuto riconoscimenti e successo, non riescono a conquistare il prestigioso premio.
Vent’anni prima, nell’estate del 2005, Cucchi aveva già mancato la vittoria con il romanzo Il male è nelle cose (Mondadori), pur essendo giunto in finale. La sua esclusione dal Premio Strega Poesia 2025 ha confermato una tendenza che sembra colpire alcuni intellettuali che, pur non trionfando con il liquore giallo paglierino, si sono confermati pilastri della lettura italiana del secondo Novecento, come Ottiero Ottieri, Ermanno Rea, Vincenzo Cerami, Luigi Malerba, Roberto Calasso e Marco Sant’Agata.
Se poeti e critici dormono beati
Il pronostico di Ridolfi sulla competizione finale, perciò, che aveva previsto una spartizione della “torta” tra Pontiggia e Cucchi, è stato confutato dai fatti. Pur ricordando la “vittoria” di Garzanti l’anno precedente con Dal Bianco, un altro «morto di sonno», e il successo di Mondadori nella prima edizione del premio, l’autore aveva espresso un certo rammarico per l’occasione persa di premiare Stefano Simoncelli, un poeta indipendente «affogato nel tè del pomeriggio» a causa della sua estraneità alle logiche proprie dell’amichettismo della giuria. L’auspicio era che il premio potesse recuperare una qualche dignità, riconoscendo il merito e l’originalità al di là delle appartenenze e delle convenienze.
Anche la scelta nella cinquina di Marilena Renda, poetessa e traduttrice originaria di Gibellina, aveva contraddetto però il presunto “amichettismo” di questo Premio Strega Poesia. La sua recente raccolta, Cinema Persefone, è stata pubblicata nel 2024 da un editore minore, Arcipelago Itaca. Il volume reinterpreta il mito di Persefone in chiave contemporanea e, nonostante non sia stata editata da un marchio blasonato, è riuscito comunque a concorrere insieme agli altri quattro finalisti.
La cinquina finalista, prima di giungere al verdetto finale con l’incoronazione di Tiziano Rossi, era stata protagonista di un tour letterario che aveva toccato diverse città italiane. Le tappe del tour avevano incluso il Salone Internazionale del Libro di Torino (16 maggio), Civitavecchia (11 luglio), Pula (17 luglio), Festambiente Sud a San Marco in Lamis (22 luglio), Pordenonelegge (17-21 settembre) e Teramo (27 settembre).
Per orientarsi fra testo e contesto
L’analisi di Massimo Ridolfi affonda le radici nel Novecento, individuando in Eugenio Montale il punto di partenza di una deriva che si è compiuta con Giovanni Raboni. Quest’ultimo, erede della linea editoriale di Vittorio Sereni, avrebbe poi trasmesso a Cucchi un’eredità che avrebbe portato a un «tragico appiattimento verso il registro basso» della poesia italiana. L’autore aveva denunciato una tendenza a imitare maldestramente la grande poesia americana, rinunciando all’originalità e alla forza della tradizione italiana. In sostanza, si tratterebbe di una «sciocca tradizione dello scialbo raccontino mandato in verticale», una parodia sbiadita di modelli ben più alti.
Il J’accuse di Massimo Ridolfi solleva interrogativi sullo stato della poesia italiana contemporanea e sui meccanismi che ne regolano visibilità e diffusione. Al di là dei nomi e dei pronostici, il contributo di Ridolfi è una spina nel fianco riguardo al ruolo della critica, alla necessità di promuovere l’originalità e alla vocazione (perduta?) del sistema letterario tesa a valorizzare le voci autentiche e indipendenti. In questo contesto, è interessante ricordare che Maurizio Cucchi, uno dei protagonisti “incriminati” da Ridolfi, è autore di numerose raccolte poetiche che hanno ottenuto importanti attestati e che testimoniano la sua lunga e prolifica carriera. Allo stesso modo, Giancarlo Pontiggia, l’altro “contendente” che però ha perso, ha pubblicato diverse sillogi che toccano temi esistenziali con un linguaggio raffinato e intenso.
Non è escluso che Ridolfi intinga la sua penna nel veleno dell’invidia, in quanto poeta e scrittore snobbato dai circuiti editoriali à la page. Di certo, è condivisibile la conclusione del suo articolo, quando osserva che «dalla lettura di una buona poesia bisogna uscirne con le ossa rotte, non certo addormentati». Come dargli torto.
Emersi dall’oceano dei possibili.
Il padre spargeva per casa
l’odore del suo sigaro e i bambini
dentro ci galleggiavano:
ah, quelle tre stanze da niente
come una buffa matassina!
e il cane Bill che tutti salutava
bravissimo in feste e saltelli…
Forme fantastiche da quella broda,
poi si va dentro nel futuro e
del seguito, in fondo, che importa?
Ma, papà, le mosche dormono?Tiziano Rossi
Articolo pubblicato il 1° aprile e aggiornato l'8 ottobre 2025