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- Il giornalista Stefano Nazzi, noto per il suo podcast “Indagini”, è l’autore di Predatori, appena uscito per Mondadori.
- Il libro ricostruisce le azioni dei serial killer americani tra gli anni Sessanta e Novanta, una vera e propria “epidemia” secondo l’FBI.
- L’autore individua due fattori principali all’origine dell’ondata di violenza: la guerra del Vietnam e la diffusione della pornografia.
Io mi chiamo Stefano Nazzi, faccio il giornalista da tanti anni e nel corso della mia carriera mi sono occupato di tante storie come questa, quelle che nel tempo vi sono diventate familiari e altre che potreste non aver mai sentito nominare.
Stefano Nazzi è il giornalista noto per il suo podcast “Indagini” realizzato per Il Post. Sull’onda di questa notorietà esce adesso per Mondadori Predatori, un’opera che ricostruisce le azioni dei serial killer americani tra gli anni Sessanta e Novanta. Non solo, ma che si addentra nelle figure che hanno tentato di decifrare e arginare questa sorta di “epidemia”, come definita dall’FBI in quegli anni.
Il triste olimpo dei serial killer Usa
Nel trentennio preso in esame da Nazzi, gli Stati Uniti hanno visto l’emergere di oltre duemila serial killer. Questi individui, spesso insospettabili, si celavano dietro a volti rassicuranti. I loro crimini efferati venivano portati avanti con metodo e, in alcuni casi, con una fantasia macabra. Ted Bundy, tra i più noti, riassunse la loro pervasiva presenza con la frase: «Siamo i vostri figli, siamo i vostri mariti, siamo dappertutto».
Oltre a Bundy, questa carrellata degli orrori comprende assassini come John Wayne Gacy, che si travestiva da clown per intrattenere i bambini, mentre nel suo giardino nascondeva i corpi di adolescenti. O, ancora, Edmund Kemper, un uomo imponente ma dall’aspetto amichevole, che conversava di Shakespeare con gli agenti prima di riprendere le sue orribili dissezioni.
C’è anche David Berkowitz, conosciuto come il “Figlio di Sam”, che sosteneva di essere spinto all’azione da un labrador posseduto, o Dennis Rader, un padre di famiglia e tecnico della sicurezza che si firmava BTK (Bind, Torture, Kill). In mezzo a tanti uomini, Aileen Wuornos asseriva di uccidere per legittima difesa, contraddetta però dalla circostanza che commise sei omicidi a sangue freddo.
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Gli agenti FBI che fermarono i serial killer
Il libro sui serial killer di Nazzi esamina anche le menti di coloro che hanno cercato di arrestare questi predatori. Nazzi sottolinea come molti serial killer avessero un quoziente intellettivo superiore alla media e una notevole capacità di manipolazione. Nei laboratori segreti di Quantico, gli agenti dell’FBI Robert Ressler e John Douglas intrapresero lo studio dei profili degli assassini seriali, conducendo interviste con 36 di loro nelle carceri di massima sicurezza.
Insieme alla psicologa Ann Burgess, idearono il profiling, una tecnica per prevedere comportamenti imprevedibili basata sull’analisi di schemi e ricorrenze. Ressler fu colui che coniò il termine “serial killer”, mentre Douglas fu il primo a delineare le loro diverse tipologie, suggerendo di pensare come loro, di entrare nelle loro menti per comprenderli. Questi investigatori furono i pionieri della “caccia alle menti”, i primi veri “mindhunters”.
Per orientarsi fra testo e contesto
Cosa ha innescato questa ondata di violenza tra gli anni Sessanta e Novanta? Nazzi individua due fattori principali: la guerra del Vietnam e la diffusione della pornografia. La guerra portò la violenza nelle case degli americani, mentre la pornografia, diventata più aggressiva nei confronti delle donne, contribuì a creare un clima di disumanizzazione. L’autore cita anche la “triade oscura”, un cocktail letale di narcisismo, machiavellismo e psicopatia, che caratterizza molti serial killer.
In tal senso, Predatori, attraverso un’analisi dettagliata dei serial killer che hanno segnato un’epoca, esplora le radici della violenza e le menti di coloro che hanno cercato di fermarla. L’opera fonde cronaca, psicologia e storia del crimine. Per chi volesse approfondire ulteriormente le tematiche affrontate da Nazzi, si rimanda alle sue opere precedenti come Il volto del male (Mondadori, 2023) e Canti di Guerra (Mondadori, 2024). In alternativa, si possono ascoltare le puntate del suo podcast, presentato così dal giornalista:
Il podcast che state ascoltando si intitola “Indagini”, ed è prodotto dal Post: vi racconterò ogni mese, una volta al mese, una di queste storie, tentando di mostrare non tanto il fatto di cronaca in sé, il delitto in sé, bensì tutto quello che è successo dopo, il modo in cui si è cercato di ricostruire la verità, le indagini giudiziarie e i processi con le loro iniziative, le loro intuizioni e i loro errori, il modo in cui le indagini hanno influenzato la reazione dei media e della società e il modo in cui i media e la società hanno influenzato le indagini.