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- Un giorno tutti diranno di essere stati contro di Omar El Akkad è una disamina del ruolo dell’Occidente nel conflitto israelo-palestinese, con un focus sulla strage in atto a Gaza.
- Il libro nasce da un tweet del 25 ottobre 2023 che ha superato i dieci milioni di visualizzazioni, diventando virale.
- L’esperienza di El Akkad come reporter di guerra, dai conflitti in Afghanistan ai processi di Guantánamo Bay, lo porta a denunciare i doppi standard occidentali nell’applicazione dei diritti umani.
Un giorno tutti diranno di essere stati contro di Omar El Akkad, pubblicato da Gramma Feltrinelli a giugno 2025, è una intransigente disamina del ruolo dell’Occidente nel conflitto israelo-palestinese, con un focus sulla strage in atto a Gaza.
L’origine del libro risiede in un tweet, un’esplosione di sofferenza e indignazione condivisa il 25 ottobre 2023, dopo tre settimane di bombardamenti continui su Gaza. In quel breve testo, El Akkad condensava una verità scomoda: «Arriverà un momento in cui non ci saranno più pericoli a definire la realtà per ciò che è, quando sarà impossibile chiedere conto a qualcuno, e allora tutti proclameranno di essersi opposti».
Il linguaggio come strumento di potere
Un messaggio che ha scosso profondamente milioni di persone, superando i dieci milioni di visualizzazioni e ottenendo una risonanza globale. Da quel seme è nato il libro, un’indagine sulle implicazioni etiche e politiche di un conflitto che ha segnato un punto di svolta per molti. Omar El Akkad, testimone diretto di svariati conflitti in diverse parti del mondo, non si limita a documentare i fatti, bensì parla di responsabilità, ipocrisie e silenzi che hanno consentito il protrarsi di una tragedia umanitaria di proporzioni inimmaginabili.
Uno dei cardini dell’analisi di El Akkad concerne l’utilizzo della lingua da parte dei media occidentali per descrivere la situazione a Gaza. Espressioni come “danni collaterali” per riferirsi alle vittime civili, o “guerra asimmetrica” per definire lo sciopero della fame dei detenuti di Guantánamo, rappresentano esempi di una precisa strategia volta a neutralizzare la violenza e celare le responsabilità. El Akkad denuncia come questo linguaggio falsato, tutt’altro che un’eccezione, sia una costante nella narrazione dei conflitti, un modo per perpetuare un sistema di potere che applica i principi di libertà e giustizia in modo arbitrario, escludendo chi non fa parte del «privilegio chiamato Occidente». L’autore evidenzia come, malgrado queste manipolazione, la consapevolezza di questa distorsione stia crescendo, spingendo milioni di persone a riconoscere e denunciare l’uso strumentale del linguaggio.
- Un libro necessario che finalmente punta il dito contro......
- L'autore semplifica eccessivamente dinamiche complesse, ignorando......
- E se il problema fosse la narrazione tossica di entrambe le parti... 🤔...
Gaza e i doppi standard secondo El Akkad
La solida esperienza di El Akkad come reporter di guerra, dai conflitti in Afghanistan ai processi di Guantánamo Bay, ha forgiato profondamente la sua visione del mondo. Nato in Egitto, ha appreso fin da giovane come la spietatezza politica possa manipolare leggi e principi al fine di mantenere il controllo. Questa consapevolezza lo conduce a denunciare i doppi pesi e le doppie misure dell’Occidente, che dispone di tutti gli strumenti necessari per identificare e biasimare le violazioni dei diritti umani, ma li impiega unicamente quando le vittime sono considerate “meritevoli” o i responsabili non sono alleati strategici.
Omar El Akkad mette in luce come l’apparato politico occidentale disponga già di tutti gli strumenti necessari per identificare e rispondere a queste evidenti trasgressioni delle norme legali e morali. Le corti internazionali sono già operative, le convenzioni sono già in vigore, le fondamenta per condannare e opporsi sono già solide. Ne siamo consapevoli perché vediamo questi meccanismi attivarsi ogni qualvolta le vittime sono ritenute degne di attenzione, oppure i responsabili non figurano tra i nostri alleati. Gaza, in questo senso, rappresenta l’esempio più lampante di questa ipocrisia.
Per orientarsi fra testo e contesto
Un giorno tutti diranno di essere stati contro si inserisce in un filone di opere che denunciano le ingiustizie e le ipocrisie del mondo contemporaneo. El Akkad ci offre uno sguardo lucido e senza compromessi sulla realtà di Gaza e sulle responsabilità dell’Occidente. In particolare, analizza la contraddizione insita nell’identità americana, un paese che si percepisce come «mosso dalla grintosa rettitudine degli sfigati» pur essendo la nazione più potente al mondo. Questa dissonanza cognitiva permette agli Stati Uniti di sostenere politiche che, agli occhi di molti, appaiono in contraddizione con i propri valori fondanti.
L’autore si interroga su come questa contraddizione si evolverà in futuro, soprattutto in un contesto politico segnato dall’ascesa di figure come Trump, che promettono di “finire il lavoro” in Medio Oriente. El Akkad nutre il timore che il divario tra chi riesce a mantenere questa incoerenza, persino durante un genocidio supportato dagli Stati Uniti, e chi invece non può, sia destinato ad allargarsi ulteriormente.