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- Neri Pozza ripubblica, a distanza di 50 anni dalla prima edizione italiana, La forma e l’intelligibile di Robert Klein.
- L’opera è una raccolta di saggi che hanno come cifra un particolare approccio al rapporto tra forma e intelligibile, dal rinascimento alla modernità.
- Oggi Wikipedia non dedica neanche una riga al Robert Klein studioso dell’arte. Ben venga, quindi, questa riedizione.
Gli studi ermeneutici relativi alla storia dell’arte di Robert Klein sono sicuramente meno noti al grande pubblico rispetto a quelli di Erwin Panofsky e Ernst H. J. Gombrich. Anche l’opera più rappresentativa di Klein, La forma e l’intelligibile: scritti sul Rinascimento e l’arte moderna non ha avuto il rilievo che merita. Pubblicata nel 1970 in Francia, per Gallimard, proposta ai lettori italiani nel 1975, per i tipi di Einaudi, viene finalmente ristampata, 50 anni dopo, grazie a Neri Pozza. La prefazione è la stessa della prima edizione francese, di André Chastel, che contribuì significativamente alla sua pubblicazione e diffusione.
L’opera è una raccolta voluminosa di saggi che hanno come cifra un particolare approccio al rapporto tra forma e intelligibile, dal rinascimento alla modernità. Klein, infatti, trascende le convenzionali discipline: studiando il dato affonda a piene mani, in senso trasversale, nella filosofia fenomenologica, nella storia delle idee, nella sua vastissima conoscenza della storia dell’arte. Il risultato è un’opera che illumina, grazie alle tante intuizioni, che andrebbero approfondite anche nel dibattito contemporaneo.
L’interdisciplinarietà nell’arte di Robert Klein
Ad esempio, nel capitolo “Spirito peregrino”, a proposito di Dante, l’interdisciplinarietà ci ridona uno sguardo originale sul poeta fiorentino, che coglie spunti interessanti sia nella dinamica dei sospiri e degli spiriti “animali” tipici della poesia stilnovista, sia nei distinguo necessari fra teoria “universale” dell’Amore in Dante, idealismo platonizzante e naturalismo filosofico rispettivamente di Guinizelli e Cavalcanti. Le sue riflessioni sullo Spiritus phantasticus hanno avuto vasta eco negli scritti di studiosi successivi e nella interpretazione di questo concetto da Dante a Giordano Bruno.
Diversi saggi presenti nel volume trattano il tema della prospettiva rinascimentale, nella quale Klein riesce a rintracciare la summa delle conoscenze scientifiche e metafisiche dell’epoca, senza trascurare gli spunti alchemici e “magici” tipici di tanta cultura del tempo. La prospettiva, secondo la visione dello storico dell’arte rumeno, non è un semplice artificio retorico, ma la presa di coscienza di un nuovo modo di rappresentare lo spazio, il tempo, l’uomo.
Da Lomazzo al pensiero artistico rinascimentale
Un vero e proprio gioiello è il saggio dedicato a Giovanni Paolo Lomazzo e al suo Trattato dell’arte della pittura (1584), la “Bibbia” del manierismo (Schlosser). Nell’analizzare l’uso che questo artista fece delle idee astrologiche del mago Heinrich

Cornelius Agrippa, Klein sottolinea come la teoria dei “sette governatori dell’arte” espressa dal pittore milanese, abbia avuto una portata innovativa eccezionale, poiché sostituisce il criterio della bellezza ideale con la maniera di autori storicamente identificabili, ponendo altresì l’attenzione sullo stile e il temperamento.
Un altro tema centrale nell’analisi di Klein è “La teoria dell’espressione figurata nei trattati italiani sulle imprese”. L’autore riesce a far emergere l’importanza della comunicazione visiva nel rinascimento e la sua stretta relazione con le teorie artistiche. Sono proprio i principi aristotelici e neoplatonici che sottendono la creazione e l’interpretazione delle “imprese”, come “nodo di parole e immagini” a offrirci una interpretazione più ampia del pensiero artistico rinascimentale, delle sue basi cognitive e filosofiche.
L’arte in Robert Klein nel solco di Erwin Panofsky
Non potevano mancare, nel volume dello storico dell’arte, delle parti (non poche) dedicate all’iconografia e al simbolismo rinascimentale. Da questo punto di vista era impossibile non confrontarsi con i celebri studi di Erwin Panofsky sullo stesso tema. Klein si concentra in particolare sulla difficoltà di mantenere le distinzioni proposte da Panofsky tra i livelli di significato, dovendosi evitare il rischio di “iperinterpretazione”:
«A forza di dipingere all’infinito ritratti con garofano, quanti artisti si ricordavano ancora il significato di questo fiore»
E alla perdita dei riferimenti Klein dedica un saggio – “Pittura moderna e fenomenologia” – in cui la fine del «criterio» sembra essere la fine della “critica”, ma questo è solo un modo di guardare la «grande catena dell’essere», perché, come scrive, in definitiva «si potrebbe azzardare l’ipotesi che l’arte moderna, che sembra aver abbandonato le opere nel senso classico del termine, venga però costruendo […] un’enorme e splendida cattedrale dispiegata nel tempo».
Per orientarsi fra testo e contesto
Oggi Wikipedia non dedica neanche una riga al Robert Klein studioso dell’arte. E questo – si legge su una pagina del Kunsthistorisches Institut in Florenz – «sebbene Robert Klein, noto per la sua erudizione e l’originalità della sua ricerca, sia stato una figura capitale, se non addirittura paradigmatica, per il campo della storia dell’arte del XX secolo».
Ha fatto bene, dunque, Neri Pozza a riproporre questo testo fondamentale sull’arte a firma di Robert Klein. Chissà che il piano inclinato del quasi oblio in cui rischia di scivolare questo illustre studioso non possa invertire così la sua pendenza.