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Vittorio Sgarbi montagna

Vittorio Sgarbi e il significato della montagna nell’arte

Nel suo ultimo libro il noto critico, reduce da un periodo di forte depressione, mostra come gli artisti abbiano raffigurato le vette. Che sia indice della sua guarigione?
  • Il cielo più vicino. La montagna nell’arte è il nuovo libro di Vittorio Sgarbi che ripercorre i grandi artisti che hanno raffigurato le vette.
  • Il volume trae ispirazione dall’opera dello scrittore René de Chateaubriand per accompagnare il lettore lungo una indagine sul legame tra arte visiva e ambiente montano
  • Sostiene Sgarbi: «Nulla è più vicino all’eterno della montagna e allo stesso tempo niente permette di intendere meglio i limiti dell’uomo, la sua fragilità».

Vittorio Sgarbi torna in libreria con Il cielo più vicino. La montagna nell’arte, edito da La nave di Teseo, un viaggio attraverso la storia dell’arte con la montagna come fulcro interpretativo. Questo nuovo lavoro del critico, a circa un anno dall’ultimo, potrebbe essere indice della sua ritrovata salute, dopo il periodo di grave depressione che lo ha colpito.

Vittorio Sgarbi: una montagna come non si è mai vista

Il volume trae ispirazione dall’opera dello scrittore René de Chateaubriand e accompagna il lettore lungo un’inedita indagine sul legame tra l’arte visiva e l’ambiente montano dalla prospettiva del Trecento fino ai tempi moderni. L’itinerario comincia con Giotto, ritenuto il pioniere nella rappresentazione della montagna, per poi proseguire tramite i lavori del Mantegna, che ritrae splendide Dolomiti, segue quindi Masolino dalle vivide atmosfere naturalistiche, fino ad arrivare all’inconfondibile stile delle composizioni leonardesche, nelle quali scogliere rugose incorniciano figure eterne.

Ma Sgarbi non si limita soltanto a rendere omaggio ai celebri nomi dell’arte come Bellini o Tiziano. Il critico recupera l’essenza creativa anche da artisti talvolta trascurati ma significativi come Ubaldo Oppi, Afro Basaldella o Tullio Garbari. Il racconto procede quindi oltrepassando i confini delle Alpi italiane per approdare ai quadri naturalistici di Courbet insieme al profondo simbolismo espresso da Giovanni Segantini.

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  • Un viaggio affascinante nell'arte e nella montagna! 🏔️ Sgarbi ci guida......
  • Sgarbi torna, ma il focus sulla montagna è davvero originale?... 🤔...
  • La montagna come specchio dell'anima umana: una prospettiva inedita... 😮...

La montagna come metafora dell’eterno

Il libro di Sgarbi vuole essere una riflessione profonda sul rapporto tra l’uomo e la montagna. Come afferma lo stesso autore: «Nulla è più vicino all’eterno della montagna e allo stesso tempo niente permette di intendere meglio i limiti dell’uomo, la sua fragilità». La montagna diventa così una metafora dell’assoluto, un luogo in cui l’uomo può confrontarsi con la propria finitezza e con la grandezza della natura.

L’arte, secondo Sgarbi, ha saputo raccontare questo aspetto in modo autonomo ed espressivo, creando un percorso che inizia con Giotto e arriva fino ai testimoni del nostro tempo, lungo un cammino intriso di complesse sottigliezze, ma nel quale si mantiene una medesima essenza. Per illustrare ciò che sostiene, Sgarbi ad esempio evidenzia come nelle tele del Mantegna che raffigurano le Dolomiti ci sia ben oltre un semplice ritratto realistico delle cime montuose. Analogamente, i paesaggi mostrati da Leonardo servono non solo a indagare sulla natura fisica, ma anche sull’esperienza umana stessa. O, ancora, le opere ad acquerello del Dürer rivelano l’intenso richiamo che questi luoghi esercitavano sui creativi del Rinascimento, affascinati dall’incanto primordiale e dalla dimensione spirituale insita nel mondo naturale.

Per orientarsi fra testo e contesto

Il libro di Sgarbi può essere letto come un invito a riscoprire la bellezza del paesaggio alpino, a valorizzare il patrimonio artistico italiano e a riflettere sul nostro rapporto con la natura. In un’epoca in cui l’ambiente è sempre più minacciato dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento, l’opera di Sgarbi ci ricorda l’importanza di dover preservare la bellezza del nostro pianeta.

Il volume si pone come un’ideale prosecuzione di altri lavori di Sgarbi, come Contro la corrente (Bompiani, 1993) o Ragione e Passione (Mondadori, 2007), nei quali l’autore ha sempre dimostrato una profonda sensibilità per l’arte e per la cultura italiana. Il cielo più vicino rappresenta un ulteriore tassello nel percorso intellettuale di Sgarbi, un percorso che lo ha portato a considerare diversi aspetti della realtà, sempre con uno sguardo critico e appassionato.


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