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Argante

IL NATALE DI ARGANTE

Storia di una piccola compagnia teatrale, nata in una parrocchia di periferia siciliana, che ha raccolto centinaia di ragazzi attorno a sé fino a diventare grande.
  • La cooperativa sociale Argante di Noto, in provincia di Siracusa, è stata fondata nel 2017 da Giuseppe Spicuglia.
  • Argante prende il nome da una sorta di manichino di legno, collocato dietro le quinte, che regge tutto quello che serve agli attori.

È un Natale ricco di doni quello che quest’anno celebra la cooperativa sociale Argante di Noto, in provincia di Siracusa. Nata nel 2017, ma già attiva da almeno un decennio nell’oratorio della periferica parrocchia Sacro Cuore della medesima cittadina barocca, oggi è una realtà teatrale riconosciuta anche dalle istituzioni. È appena diventato infatti uno dei soggetti finanziati dal Furs (Fondo unico regionale per lo spettacolo) che in Sicilia sostiene enti pubblici e privati per la loro programmazione. Ne fanno parte ad esempio il teatro Massimo Bellini di Catania e i teatri greci di Siracusa e Segesta, per intenderci.

L’altro regalo è di carattere personale e riguarda Giuseppe Spicuglia, fondatore insieme a un gruppo di persone appassionate di teatro del germe che si è poi trasformato nella cooperativa, in procinto di diventare padre per la prima volta a 41 anni. Lui e sua moglie l’hanno scoperto subito dopo essere rientrati da New York, dove avevano visitato il tempio del musical per antonomasia. «Si è nascosto nelle nostre valigie per poter visitare Broadway» dice sorridente Spicuglia, che non dissimula quanto l’arrivo di questo primogenito sia stato desiderato e, a tratti, insperato per via di una diagnosi che rendeva improbabile il suo concepimento. E invece il Natale è arrivato.

Non sei entusiasta di vedere Babbo Natale?

Come quello che è stato allestito nel teatro Tina di Lorenzo di Noto, dentro cui la cooperativa accoglie in questi giorni le famiglie nel foyer per condurle attraverso una sorta di bosco incantato fino al palcoscenico, al cospetto di Babbo Natale. Anch’io lo vedo, seduto al buio in una tribuna che ospita la regia. A vestire i panni del personaggio è Salvatore Vicari, attore della compagnia che dialoga con i bambini instaurando con loro una relazione credibile.

«Ieri – racconta Spicuglia – ho sentito dire a una ragazza di 14 anni, mentre si rivolgeva a una bambina: non sei entusiasta di vedere Babbo Natale? Avrebbe potuto dire “contenta”. Invece ha usato proprio la parola “entusiasta”, che etimologicamente significa “avere un dio dentro”. Questa è la dimensione del teatro. Ricordiamoci sempre che il Natale non è Babbo Natale. Babbo Natale, Santa Claus è portatore di un messaggio di speranza: l’arrivo di una nascita che ci investe proprio come un fatto umano».

Argante: nel nome, un destino

Il nome Argante, fin dalle origini delle attività nella parrocchia del Sacro Cuore, Giuseppe Spicuglia l’aveva tirato fuori dal Manuale minimo dell’attore di Dario Fo e Franca Rame. Una summa in cui si parla di questo manichino di legno, collocato dietro le quinte, che regge tutto quello che serve agli attori, dall’attrezzeria ai copioni. Figura fra le più umili che testimonia il carattere popolare del teatro, ma anche il suo ruolo necessario. Senza Argante non si può andare in scena e ci si sente persi. Argante è anche un luogo dove le cose rinascono a nuova vita, perché lo stesso oggetto può essere impiegato per diverse rappresentazioni. Custodisce tutto e fa in modo che non venga buttato via nulla.

E questo vale anche per le scenografie e per le installazioni che, di volta in volta, trovano nuova ragion d’essere grazie anche alle competenze di architetto che Spicuglia assomma a quelle di drammaturgo, musicista e regista. «Il fatto che io abbia studiato architettura – spiega – è stato fondamentale per capire come si affronta una fase progettuale anche nell’ambito dello spettacolo. Ho svolto per dieci anni questa professione, che oggi non posso fare più fare. Ho dovuto scegliere tra Dio e mammona». Una scelta non facile, quella di dedicarsi interamente al teatro, divinità nota per non essere prodiga di soddisfazioni economiche. Al contrario, talmente esigente da richiedere studio e approfondimento continui. Come quelli che Spicuglia ha intrapreso sin dai tempi della parrocchia e che oggi l’hanno portato a confrontarsi con maestri quali Saverio Marconi ed Elisabetta Tulli.

– continua –

Articolo scritto interamente da un essere umano “a mano”, cioè senza l’uso di AI.(scopri di più)
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