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«Anna della pioggia», il testamento di Michela Murgia

Una raccolta postuma di racconti in cui l’autrice sarda invita a diffidare delle narrazioni dominanti e a coltivare uno sguardo critico sul mondo.
  • La raccolta postuma di Michela Murgia Anna della pioggia (Einaudi, 2025) è un testamento spirituale e politico che invita a diffidare delle narrazioni dominanti.
  • Nel racconto Re di Venere, la protagonista si traveste da uomo per ribaltare la condizione di potere e non essere più vittima, ma artefice del proprio destino.
  • In Cosa mi racconti, Murgia evidenzia come la narrazione sia uno strumento politico fondamentale per appropriarsi della propria identità.

La raccolta di racconti Anna della pioggia (Einaudi, 2025) è una sorta di testamento spirituale e politico di Michela Murgia. Scrittrice dalla voce inconfondibile e dall’impegno civile costante, con Anna della pioggia lascia un’eredità preziosa, un invito a diffidare delle narrazioni dominanti e a coltivare uno sguardo critico sul mondo, in particolare verso quella che lei considerava la più insidiosa delle costruzioni sociali: il patriarcato.

La raccolta, composta da testi scritti in momenti diversi della vita dell’autrice, si rivela un caleidoscopio di emozioni e riflessioni. Si percepisce un’evoluzione stilistica, un cambiamento di “latitudini” nella scrittura che rende ogni racconto unico. Anna della pioggia si configura così come uno scrigno atemporale, una ruota che gira e ci trasporta in anni diversi, modificando il ritmo e le sfumature emotive, la punteggiatura del testo e dell’anima.

Anna della pioggia, il racconto

Il racconto che dà il titolo alla raccolta, Anna della pioggia, si apre come una finestra su un paesaggio interiore tormentato, ma al contempo illuminato da una tenue speranza. Al contrario, Miracolo ci riporta all’innocenza dell’infanzia, dove la vita e la morte si sfiorano come sipari che si alzano e si abbassano su un teatro immaginario. La storia di due fratelli che allevano falene e riescono a resuscitarne una attraverso la preghiera è un inno alla meraviglia e alla capacità di credere nell’impossibile.

Re di Venere è forse il racconto più emblematico della raccolta, un’esplorazione audace e provocatoria delle dinamiche di potere tra i generi. La protagonista, stanca di subire la paura e l’oppressione nel sottopassaggio della metro, decide di trasformarsi, di incarnare lei stessa la fonte di quel sentimento. Si traveste da uomo, non per emulare la mascolinità tossica, ma per ribaltare la condizione di potere, per non essere più la vittima ma l’artefice del proprio destino.

Questo racconto si ricollega strettamente a una riflessione inclusa nella raccolta, dove Murgia evidenzia come, per potersi affermare, sia stato necessario per le donne affrancarsi dalle visioni maschili e riorientare completamente la propria percezione, consapevoli di come per secoli loro stesse si siano osservate attraverso lo sguardo maschile. La donna di Re di Venere, tuttavia, non si limita a immaginare un futuro diverso, ma agisce, si trasforma in una creatura che incarna la frustrazione e il desiderio di rivalsa.

Cosa ne pensi?
  • Un testamento spirituale che ci invita a riflettere... 💖...
  • Murgia, un'eredità femminista sopravvalutata? 🤔......
  • E se il vero lascito fosse la sua lotta al pensiero unico? 💡......

La narrazione come strumento politico

La dimensione politica, sempre presente nell’opera di Murgia, emerge con forza in Cosa mi racconti, un’acuta riflessione sulla versione sarda del “come stai”. Murgia individua nella narrazione uno strumento politico fondamentale per appropriarsi della propria identità. Il “cosa mi racconti” diventa un dono, uno spazio in cui potersi raccontare liberamente, scegliendo le proprie parole e la propria modalità di esistenza.

A differenza del “come stai”, che limita il racconto al dualismo angusto benessere/malessere, il “cosa mi racconti” apre un orizzonte di possibilità, una tela bianca su cui dipingere la propria storia senza vincoli né giudizi. È uno spazio creativo, un invito a esplorare le proprie emozioni e i propri pensieri senza paura di essere fraintesi o giudicati.

Murgia sottolinea che le narrazioni determinano il modo in cui percepiamo la realtà e, anche se gli occhi sono i nostri, i criteri di osservazione non ci appartengono più. Per non diventare succubi di una singola prospettiva, è pertanto indispensabile disporre di una vasta e diversificata gamma di racconti. In un mondo sempre più polarizzato e dominato da narrazioni univoche, l’opera di Murgia si erge a baluardo contro l’omologazione e a difesa della pluralità di voci e di prospettive.

Per orientarsi fra testo e contesto

Anna della pioggia è un’opera complessa e stratificata, che richiede una lettura attenta e consapevole. È un libro che ci invita a interrogarci sul nostro rapporto con il potere, con le narrazioni dominanti e con la nostra stessa identità. È un libro che ci spinge a sognare un futuro diverso, un futuro in cui le donne possano finalmente liberarsi dai sogni degli uomini e costruire il proprio immaginario.

L’opera di Michela Murgia si inserisce in un filone di pensiero femminista che ha radici profonde nella storia della letteratura e del pensiero politico. Autrici come Virginia Woolf, Simone de Beauvoir e Bell Hooks si sono occupate delle dinamiche di genere e delle forme di oppressione che le donne subiscono nella società patriarcale. Murgia, con la sua voce e il suo impegno civile, ha saputo dare un contributo originale e significativo a questo dibattito, offrendo strumenti di analisi e di azione per contrastare le disuguaglianze e costruire un mondo più giusto e inclusivo.

Se siete interessati ad approfondire i temi cari a Michela Murgia, vi consiglio di leggere anche Accabadora (Einaudi, 2009), romanzo vincitore del Premio Campiello, che parla della morte e dell’eutanasia in una prospettiva commovente. Oppure, Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo più sentirci dire (Einaudi, 2021), un saggio che smonta i luoghi comuni e gli stereotipi di genere con ironia e intelligenza.


Articolo scritto al 99% dall’AI, con una correzione opzionale da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il contenuto dall’articolo.(scopri di più)
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