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- Han Kang, premio Nobel per la Letteratura nel 2024, affronta il tema della perdita nel suo libro Il libro bianco.
- L’opera nasce da un ricordo doloroso: la perdita della sorella maggiore, scomparsa poche ore dopo la nascita.
- Il bianco rappresenta la parte di noi che rimane intatta e indistruttibile, una metafora di speranza e rinascita di fronte al dolore.
Esce per Adelphi Il libro bianco di Han Kang, premio Nobel per la Letteratura 2024, nella traduzione di Lia Iovenitti. Si tratta di un vero e proprio compendio dell’universo narrativo della scrittrice sudcoreana. L’idea di questo libro è nata in una Seoul primaverile, con le magnolie in fiore che simboleggiano il rinnovamento. Tuttavia, è durante un lungo soggiorno all’estero, in una città avvolta dalla neve, che il progetto prende forma. Il fulcro del racconto, in particolare, ruota attorno al ricordo della sorella maggiore dell’autrice, scomparsa prematuramente poche ore dopo la nascita.
Attraverso il suo racconto poetico, Han Kang cerca di ridare vita a questa figura assente, offrendole simbolicamente tutte le cose bianche nel loro richiamo alla purezza e all’innocenza. Tra le prime immagini evocate ci sono le fasce cucite per la neonata, il camicino preparato dalla madre e la bambina stessa, paragonata a un dolcetto di riso. A queste si aggiungono una zolletta di zucchero, un pugno di sale grosso, il volto della luna, la schiuma delle onde, il respiro condensato dal gelo, la neve e le stelle della Via Lattea.
Quelle connessioni tra corpo e anima
Han Kang, nata a Gwangju il 27 novembre 1970, ha esordito nel mondo letterario nel 1993, pubblicando una serie di poesie. Nel 1998 è uscito il suo primo romanzo, Cervo nero, seguito da una carriera costellata di successi, culminati nel Man Booker International Prize 2016 per La vegetariana (Adelphi, 2016) e nel Premio Nobel per la Letteratura 2024.
Nella motivazione del Nobel si legge che Kang si distingue «per la sua intensa prosa poetica che affronta traumi storici ed espone la fragilità della vita umana». In particolare, «Han Kang affronta traumi storici e insiemi invisibili di regole. Ha una consapevolezza unica delle connessioni tra corpo e anima, vivi e morti, e nel suo stile poetico e sperimentale è diventata un’innovatrice nella prosa contemporanea».
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Il libro bianco di Han Kang, meditazione
Il libro bianco è una meditazione sul lutto e sulla possibilità di trovare la bellezza anche nel dolore. Il bianco, in questo contesto, non è solo un colore, ma una metafora della purezza, della fragilità e della speranza. Attraverso la descrizione di oggetti e paesaggi bianchi, Han Kang evoca un mondo di emozioni e di ricordi, invitando il lettore a confrontarsi con le proprie perdite e a trovare la forza di andare avanti.
L’opera si inserisce nel solco della tradizione letteraria coreana, ma allo stesso tempo la trascende, grazie alla sensibilità dell’autrice e alla sua capacità di toccare temi universali con uno stile originale e innovativo. Ecco perché Il libro bianco è un’opera che commuove, fa riflettere e lascia un segno nel cuore del lettore.
Per orientarsi fra testo e contesto
Han Kang è una delle voci più importanti della letteratura contemporanea. Il libro bianco, insieme agli altri suoi romanzi tradotti in italiano da Adelphi, tra cui La vegetariana e Atti umani, completa la panoramicaa della sua poetica.
In una intervista del 2024, la scrittrice ha avuto modo di spiegare: «Da noi non esiste una vera e propria tradizione del romanzo. Chi vuole scrivere si cimenta nella poesia o nel racconto breve. Ma mica il racconto alla Carver, parlo proprio del bozzetto liricheggiante. I romanzi sono eccezioni».








