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Incel, il disagio maschile nell’era digitale

Il saggio di Martiradonna e Moretti analizza la subcultura degli “Involuntary Celibate” in particolare attraverso i film che ne incarnano frustrazioni e miti distorti.
  • Incel in una stanza analizza del duo Dikotomiko studia la subcultura degli incel e il loro immaginario online connotato da misoginia e rancore sociale.
  • Il libro ripercorre come il cinema, da Taxi Driver a Black Mirror, abbia intercettato le tensioni che alimentano questo genere di subcultura.
  • All’interno del saggio c’è anche un glossario che rivela un linguaggio settario che esprime disprezzo verso il mondo esterno, in particolare donne e progressisti.

Incel in una stanza. Il cinema dei maschi brutti, soli e cattivi (Shatter Edizioni, 2025) è un saggio frutto del duo Dikotomiko (Massimiliano Martiradonna e Mirco Moretti). Si prefigge di studiare una delle subculture più discusse e allarmanti dell’epoca digitale: quella degli “incel”, acronimo di Involuntary Celibate, cioè “celibi non per scelta”. Soggetti spesso imprigionati in un circolo vizioso di ira e frustrazione che trovano riparo negli spazi del web, su piattaforme come Reddit e 4chan, dove possono sfogare un immaginario connotato da misoginia, vittimismo e rancore sociale.

Il volume curato da Dikotomiko analizza questo fenomeno attraverso la lente del cinema, investigando come la settima arte abbia sovente ritratto figure solitarie, amareggiate ed escluse. Personaggi che rappresentano in modo emblematico l’archetipo, appunto, del “maschio brutto, solo e cattivo” presente nel sottotitolo. Da opere cardine come Taxi Driver a produzioni più recenti come Joker, da Fight Club all’episodio USS Callister della serie Black Mirror, il cinema è stato in grado di intercettare e rappresentare le tensioni e le insoddisfazioni che alimentano la cultura incel.

Chi c’è dietro l’analisi del fenomeno incel

incelRientra in questo tipo di cultura anche il cosiddetto incelcore, un micro-genere musicale nato nel panorama digitale underground che condivide lo stesso universo immaginifico degli incel. Gruppi musicali come Negative XP, Fried by Fluoride o Gezebelle Gaburgably hanno espresso un malessere generazionale che fonde elementi di punk, grunge, meme culture e nichilismo sonoro, delineando un autoritratto musicale crudo, lo-fi e senza censure. Ma è soprattutto nel cinema che emerge il mondo incel. Il libro infatti si propone come un’indagine critica e approfondita di un fenomeno complesso e sfaccettato, che non si limita a biasimare o giustificare. Incel in una stanza cerca di interpretare i simboli e i miti della solitudine maschile contemporanea in cui si intrecciano cultura pop, internet, violenza simbolica e identità fragile.

Gli autori, sotto lo pseudonimo di Dikotomiko, formatosi tra le pile polverose di un’edicola, hanno già scandagliato le aree d’ombra della cultura contemporanea in lavori precedenti come Lo specchio nero. I sovranismi sugli schermi dal 2001 ad oggi (DOTS, 2019) e Black Fears Matter! Viaggio nel black horror contemporaneo (Les Flaneurs, 2023). Il loro approccio, come dimostrano anche le loro collaborazioni con festival cinematografici di genere come Monsters – Fantastic Film Festival di Taranto e ToHorror Fantastic Film Fest di Torino, è quello di una prospettiva non convenzionale su visioni inusuali e non dominanti, un linguaggio diretto e incisivo che si differenzia dalla critica accademica.

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  • Il libro rischia di legittimare e normalizzare... 😠...
  • Interessante come il cinema rifletta, ma forse... 🤔...

La cultura incel che si nutre di cinema

Il punto di partenza di Incel in una stanza è stata l’osservazione di come alcuni film, a cominciare da Taxi Driver, siano diventati dei veri e propri capisaldi per la cultura incel. Malgrado il film di Scorsese sia stato realizzato nel 1976, molto prima della nascita del fenomeno incel, il personaggio di Travis Bickle, interpretato da Robert De Niro, con la sua rabbia cieca e la sua frustrazione, è stato adottato come un’icona da molti membri di questa subcultura. Gli autori evidenziano come gli incel si sentano rispecchiati in questi film, e come utilizzino queste opere per costruire la propria identità e la propria visione del mondo.

La scelta dei film analizzati nel libro è stata guidata proprio da una ricerca nei forum e nelle piattaforme frequentate dagli incel. Gli autori hanno individuato una serie di film ricorrenti, amati e discussi da questo gruppo di persone, e hanno analizzato come questi film vengano interpretati e utilizzati fungendo da specchio deformante. Oltre ai titoli già citati, il libro analizza anche film come Megamind, Estensione del dominio della lotta, Polytechnique, Manodrome, Superbad, The Lobster e Don’t Worry Darling. Un’attenzione particolare è dedicata in particolare a lungometraggi francesi quali La mécanique des flux e La Bête. Quest’ultimo contiene interi passi di My Twisted World, il testamento di Elliot Rodger, l’autore della strage di Isla Vista, considerato un nume tutelare dalla galassia incel.

Il glossario incel come linguaggio iniziatico

Uno degli aspetti più interessanti del libro è l’analisi del linguaggio impiegato dagli incel. Come ogni subcultura, quella degli incel possiede un vocabolario quasi settario, influenzato dai social media e dalla cultura cinematografica. Termini come “red pill” (derivato dal film Matrix) o “libtard” (una combinazione tra “liberal” e “retarded”) sono utilizzati per esprimere disprezzo e ostilità nei confronti del mondo esterno, in particolare verso le donne e i progressisti.

Il libro fornisce un vero e proprio glossario di questi termini, analizzandone le origini e il significato all’interno della cultura incel. Questo glossario, frutto di un’accurata ricerca negli spazi digitali frequentati dagli incel, permette di comprendere meglio le dinamiche interne a questa visione e le sue diverse sfaccettature. Gli autori sottolineano come esistano diverse tipologie di incel, più o meno aggressive, e come il linguaggio utilizzato vari a seconda del gruppo di appartenenza.

Per orientarsi fra testo e contesto

Incel in una stanza è un’opera che aiuta a comprendere le dinamiche della solitudine maschile contemporanea e le derive violente che possono scaturire da un senso di frustrazione e alienazione. Il libro, con la sua analisi approfondita e il suo linguaggio accessibile, si rivolge a un pubblico ampio e diversificato, dagli studiosi agli appassionati di cinema, dagli operatori culturali ai semplici curiosi.

L’opera di Dikotomiko non si limita a descrivere il fenomeno incel, ma cerca di analizzarne le cause e le conseguenze, offrendo spunti di riflessione per comprendere le nuove forme di disagio sociale che emergono nell’era digitale. Il libro, in definitiva, è un invito a confrontarsi con le zone d’ombra della nostra cultura, senza cadere in facili semplificazioni o giudizi affrettati.

Il libro condivide con i precedenti lavori di Dikotomiko un medesimo approccio critico e non allineato che giunge da alcuni ambienti della controcultura e della controinformazione che puntano a leggere le dinamiche sociali senza paraocchi o pregiudizi.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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