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Edipo Carsen

Edipo a Colono di Carsen, una elegia

Il regista torna al teatro greco di Siracusa per dirigere, a distanza di tre anni, un’altra opera di Sofocle all’interno delle rappresentazioni organizzate dall’Inda nel 2025.
  • Il regista canadese Robert Carsen dirige l’Edipo a Colono di Sofocle al teatro greco di Siracusa.
  • Nel 2022 aveva diretto l’Edipo re scegliendo lo stesso attore, Giuseppe Sartori, come interprete del protagonista.
  • La regia di Carsen si caratterizza per un uso sapiente dei gesti e dei colori, che fungono quasi da contrappunto musicale alla messa in scena.

Robert Carsen torna al teatro greco di Siracusa per un altro Edipo. Aveva diretto qui nel 2022 l’Edipo re di Sofocle. Adesso è la volta dell’Edipo a Colono, tragedia scritta sempre dal drammaturgo ellenico e rappresentata postuma dopo la morte avvenuta nel 406 a.C. Ed è proprio il tema della morte a essere al centro dell’Edipo a Colono nella rassegna organizzata dall’Inda (Istituto nazionale dramma antico) per il 2025. Il protagonista, cieco e ormai avanti negli anni, è guidato dalla figlia Antigone in una zona rurale, Colono appunto, nei dintorni di Atene. Gli è stato vaticinato che lì si concluderanno i suoi giorni e, con essi, i tormenti che ne hanno funestato l’esistenza.

L’Edipo di Carsen, stesso teatro e attore

Carsen sceglie di adottare un criterio di continuità persino letterale con l’Edipo precedente, optando per l’attore che tre anni fa aveva interpretato Edipo re, uno straordinario Giuseppe Sartori. A lui è affidata la modulazione di sentimenti contrastanti, che vanno dalla rabbia per il destino infausto toccatogli in sorte alla dignitosa rivendicazione della sua innocenza. Compito arduo a cui Sartori presta il nitore di una fisicità senza fronzoli. Così come senza fronzoli è la regia di Robert Carsen nel cui Edipo riecheggia l’eco di tutte le ingiustizie che ogni spettatore ha subito, o creduto di subire. Il che non significa che manchi l’ossatura oppositiva tipica della classicità sofoclea. Teseo, il re di Atene sotto la cui giurisdizione ricade Colono, indossa il bianco, il medesimo colore degli abiti dei sudditi e del coro. Al contrario Creonte, il re di Tebe e i suoi sgherri, vestono di nero.

La soluzione di Carsen per la morte di Edipo

Ma c’è un altro colore a dominare la scena. È il verde delle Eumenidi, la versione benevola delle Erinni, che si confonde con i pini che si inerpicano sopra la radura. Il loro è un canto di consolazione, che proviene sì dalla voce, ma soprattutto dai movimenti che danno corpo alla parola. Si tratta di una musica senza note, formata da gesti che corrispondono al ritmo segreto di questa tragedia trasformata da Carsen in elegia. E se è vero che questo in origine era il componimento associato al lamento funebre, allora è la forma corretta per accompagnare la fine di Edipo. Del resto, è proprio Carsen che, nell’introdurre l’Edipo a Colono, parla esplicitamente di un percorso di purificazione del protagonista in vista del suo ingresso nell’Ade. Espiata ogni colpa, se mai c’è stata, Edipo si incammina nel regno delle Eumenidi, divenendo egli stesso una di loro. Quest’ultima, probabilmente, è la soluzione più geniale del regista canadese. Il quale mette la sua firma su un testo che, in proposito, ci è pervenuto senza didascalia.


Articolo scritto interamente da un essere umano “a mano”, cioè senza l’uso di AI.(scopri di più)
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