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- Paolo Rumiz, con il suo libro Bella e perduta. Canto dell’Italia garibaldina, tocca il tema dell’eredità di Garibaldi e del significato di patriottismo nell’Italia contemporanea.
- L’autore ha pubblicato oltre trenta libri, molti dei quali dedicati all’esplorazione dei territori e delle culture europee.
- Nel 2024, Paolo Rumiz ha ricevuto il premio Campiello alla carriera, un riconoscimento che testimonia il suo contributo alla letteratura italiana.
Paolo Rumiz, scrittore e giornalista di Trieste, esce per Feltrinelli con Bella e perduta. Canto dell’Italia garibaldina. L’opera solleva una questione cruciale: cosa rimane oggi dell’eredità di Garibaldi, in una nazione che sembra aver dimenticato la sua storia e il valore delle istituzioni?
Rumiz non si limita a una sterile rievocazione del passato. Il suo obiettivo è individuare le “camicie rosse” contemporanee, quelle persone e situazioni che, malgrado una superficiale apatia, custodiscono un’energia civica sommersa. Lo scrittore avverte, dietro una facciata di disincanto, un «fiume in piena di energia civica, politica e di memoria», un desiderio di riappropriarsi di una narrazione patriottica veritiera, che si discosti dalle semplificazioni del made in Italy o dalla stigmatizzazione dello straniero.
L’eredità di Garibaldi nell’Italia di Rumiz
Il libro si presenta come un vero e proprio canto, un inno a un’Italia che, sebbene “bella e perduta”, conserva nel profondo un’anima garibaldina pronta a risorgere. Rumiz invita il lettore a riflettere sul significato di unità nazionale, memoria storica e impegno civile, in un periodo caratterizzato da incertezze e cambiamenti. La domanda posta da Rumiz è la seguente: in un’Italia spesso divisa e smarrita, che ruolo riveste l’eredità garibaldina? Cosa vuol dire oggi essere patrioti, in un mondo globalizzato e interconnesso?
Rumiz sembra propendere per un patriottismo che non si limiti a un’esaltazione dogmatica del passato, né a una chiusura verso l’esterno. Al contrario, è convinto dell’importanza di possedere una coscienza della propria storia, che bisogna impegnarsi per la tutela dei valori democratici al fine di sviluppare una propensione all’accoglienza e all’integrazione. L’eredità di Garibaldi, in questa prospettiva, non è un reperto da custodire in un museo, ma un’ispirazione per costruire un paese basato sulla giustizia sociale, sulla solidarietà e sul rispetto dei diritti umani.
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Un autore in viaggio attraverso l’Europa
Paolo Rumiz, nato a Trieste nel 1947, ha fatto del viaggio il fulcro della sua attività intellettuale. Ha pubblicato oltre trenta libri, molti dei quali dedicati alla scoperta dei territori e delle culture europee. Tra questi ricordiamo Tre uomini in bicicletta (2002, Feltrinelli), È Oriente (2003, Feltrinelli), La leggenda dei monti naviganti (2007, Feltrinelli), La cotogna di Istanbul (2010, Feltrinelli), che ha visto anche una nuova edizione nel 2015 e una versione audio curata da Emons-Feltrinelli nel 2011. A questi vanno aggiunti Trans Europa Express (2012, Feltrinelli), Appia (con Riccardo Carnovalini, 2016, Feltrinelli), Il filo infinito (2019, Feltrinelli) e Il veliero sul tetto (2020, Feltrinelli).
L’opera di Rumiz ha varcato i confini nazionali, con traduzioni in diverse nazioni, tra cui gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Spagna, la Polonia e varie regioni dell’ex Jugoslavia. Nel 2024 ha ricevuto il premio Campiello alla carriera, un riconoscimento prestigioso che testimonia il suo contributo alla letteratura italiana contemporanea. La sua opera si distingue per la capacità di coniugare rigore storico e sensibilità narrativa, in un connubio che offre al lettore una visione complessa e sfaccettata della realtà.
Per orientarsi fra testo e contesto
L’opera di Rumiz si inserisce in un filone di riflessione critica sul concetto di identità nazionale e sul ruolo della memoria storica nella costruzione del presente. In un’epoca segnata da globalizzazione, migrazioni e crisi economiche, il tema del patriottismo e dell’appartenenza torna a essere centrale nel dibattito pubblico. Rumiz si interroga sul significato dell’essere oggi italiani, su cosa voglia dire riscoprire le radici della nostra storia per costruire un futuro fondato sui valori della democrazia, della giustizia sociale e della solidarietà.
Rumiz ci aiuta a riflettere sul nostro ruolo nel mondo e su quello della memoria storica in vista di un paese più giusto e solidale. Un invito che risuona con particolare urgenza in un’epoca come la nostra, segnata da incertezze e trasformazioni epocali.