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Lisistrata Lella Costa

Lella Costa interpreta una Lisistrata alla moda

La regista Serena Sinigaglia porta in scena a Siracusa una delle più celebri commedia di Aristofane, attualizzandola per il palato del pubblico contemporaneo.
  • Lella Costa interpreta una Lisistrata ironica, che è adatta ai gusti del pubbico contemporaneo.
  • Serena Sinigaglia intreccia ritmo, immagini forti e messaggi universali nella sua versione della commedia di Aristofane.
  • Il teatro diventa rito collettivo: emozione, denuncia e partecipazione per uno spettacolo tutto da vivere.

Lella Costa, nel ruolo di Lisistrata, a Siracusa dà vita a una messa in scena vivida, scottante, necessaria e, perché no, anche alla moda. La stagione teatrale organizzata quest’anno dall’Inda porta infatti al teatro greco della città aretusea una delle più celebri commedie di Aristofane per la regia di Serena Sinigaglia. La prima, il 13 giugno 2025, prende corpo tra risate, applausi ritmati e momenti di silenzio solenne. Al centro, una donna con la voce ferma e lo sguardo deciso, ma anche una Lella Costa in linea con quanto il pubblico contemporaneo si aspetta.

La vicenda è semplice quanto geniale. Un gruppo di donne, stanche della guerra che devasta la Grecia, decide di scioperare. Non dalle armi, ma dal sesso. A guidarle è Lisistrata, il cui nome, «colei che scioglie gli eserciti», è già un programma politico. Il loro piano è chiaro: se gli uomini vogliono la guerra, allora non avranno l’amore. Non fino a quando non ci sarà la pace.

La Lisistrata/Lella Costa adatta ai tempi

La regista Sinigaglia dirige una Lisistrata/Lella Costa all’interno di uno spettacolo dal ritmo serrato, pieno di trovate visive e musicali, capace di rinnovare un classico senza mai svilirlo. Non a caso tra il pubblico gli spettatori più esperti notano una forte discontinuità fin nella traduzione, a opera di Nicola Cadoni, rispetto alle versioni tradizionali che circolano nelle accademie. Segno di un lavoro inteso a voler trasformare e aggiornare l’opera probabilmente per farla risuonare con il presente. Va in questa direzione la scelta un po’ ruffiana di lasciare un posto vuoto in platea, in ricordo delle donne vittime di violenza. Iniziativa promossa dall’associazione Posto occupato di Maria Andaloro. Analogamente la figura di Pace (Giulia Quacqueri), muta per gran parte della commedia, alla fine si rivela in tutta la sua luce. Letteralmente, esce dai suoi stracci rossi e si mostra vestita di bianco in un’epifania visiva convincente.

I fili rossi della commedia di Siracusa

L’impianto scenico ideato da Maria Spazzi è dominato da una grande struttura che ricorda un telaio antico, dalla quale partono centinaia di fili rossi incrociati, il cui simbolismo è immediato e potente. I personaggi si muovono in mezzo a questo intrico, che incarna la confusione e la disgregazione di una Grecia in guerra. La scena iniziale è un groviglio, proprio come la realtà che Aristofane racconta.

L’azione di pacificazione intrapresa dalle donne si snoda come un gesto di tessitura, un lento e tenace sbrogliare i fili per costruire un «bel mantello per il popolo». In questo contesto, i fili diventano metafora del dialogo, dell’incontro possibile con l’altro, il “diverso”. È la relazione, non la forza, a rendere possibile la pace.

Lella Costa nei panni di una Lisistrata televisiva

A Siracusa Lella Costa è una Lisistrata intensa e ironica, quasi televisiva. La sua voce, inconfondibile, guida il pubblico tra sarcasmo e struggimento, tra invettiva e supplica. È lei a pronunciare le parole finali: «Per favore, per il futuro, cerchiamo di non fare sempre gli stessi errori». Non è solo un appello alla pace. È un appello alla memoria, alla storia affinché il suo insegnamento giunga fino all’oggi.

Accanto a Lisistrata, si muovono donne diversissime per accento, postura, linguaggio. C’è Calonice (Marta Pizzigallo), ironica e concreta. Oppure Mirrine (Cristina Parku), che sfianca Cinesia fino allo sfinimento erotico. O ancora Lampitò, la spartana, interpretata da un uomo (Simone Pietro Causa), senza che questo crei una dissonanza in un coro compatto e omogeneo.

Per orientarsi fra testo e contesto

La Lisistrata di Serena Sinigaglia non è solo una commedia sull’astinenza forzata. È un testo che interroga le dinamiche di potere, i ruoli di genere, il senso della guerra e della pace. È uno specchio che ancora oggi riflette, con sorprendente lucidità, le contraddizioni della società contemporanea. Le parole di Lisistrata risuonano come una ferita e un appello: «Promettete di non farci più del male e di ascoltare le nostre parole?». Una richiesta che non riguarda solo gli uomini della commedia, ma chiunque oggi eserciti un potere. A questa richiesta la partecipazione del pubblico si dimostra all’altezza. Applausi ritmati accompagnano le canzoni, le risate rompono la tensione, un silenzio attento si stende sui passaggi più forti.

La commedia si chiude in modo spiazzante e struggente con l’intonazione dell’Ave Maria. Sacro e profano si fondono. E la comicità si converte in una invocazione collettiva che il pubblico accoglie alzandosi in piedi con una standing ovation che non lascia dubbi sul suo apprezzamento. Essere alla moda, evidentemente, conviene.


Articolo scritto interamente da un essere umano “a mano”, cioè senza l’uso di AI.(scopri di più)
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